L’occhio e la sua struttura

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L’occhio in sintesi
Tutte le nostre sensazioni visive sono generate dai raggi di luce che, attraversando la pupilla entrano nell’occhio attraverso il cristallino. I raggi luminosi raggiungono la retina generando gli stimoli visivi, che vengono tradotti in impulsi elettrici condotti dal nervo ottico sino al cervello, che li trasforma in immagini.

Quando l’occhio non presenta alcun difetto visivo, l’immagine degli oggetti si forma correttamente sulla retina.  Diversamente la visione risulta sfuocata.

La retina é un sottile tessuto composto da due tipi di cellule: i coni e i bastoncelli, specializzati nella conversione da stimolo luminoso a stimolo nervoso. I coni sono concentrati sulla fovea,  una piccola depressione sulla retina ad altissima concentrazione di recettori, che permette di vedere un’immagine nitida e di effettuare la separazione fra i differenti colori. I bastoncelli hanno una funzione complementare ai coni, ed operano in situazioni di scarsa visibilità (ad esempio una stanza poco illuminata, in visione notturna…).

Come l’occhio effettua il suo lavoro
L’occhio ha una serie di muscoli fini, che permettono di spostare rapidamente lo sguardo fra gli oggetti posti a distanze differenti. Se l’occhio non ha difetti visivi registra correttamente lo stimolo luminoso che sarà sempre messo a fuoco sulla retina. Quindi, vedrete chiaramente da vicino, da lontano e nella zona intermedia. Se invece il punto di fuoco si colloca davanti o dietro la retina, le immagini non sono nitide e diventa necessaria una correzione ottica adeguata.

I più comuni difetti visivi sono: ipermetropia, miopia, presbiopia e astigmatismo. Per maggiori dettagli selezionare la voce corrispondente nel menù a sinistra.

L’occhio e la sua struttura

L’occhio, paragonabile ad una macchina fotografica, mette a fuoco le immagini vicine e lontane, permette la visione tridimensionale e rileva le distanze.

La cornea, primo organo esterno a ricevere le immagini, gioca il ruolo di obiettivo fotografico.

La pupilla è come il diaframma dell’apparecchio fotografico: si apre e si chiude in funzione della luminosità. Si trova al centro dell’iride colorata.

Il cristallino è una lente che ha la capacità di modificare la curvatura della sua superficie in funzione della distanza dell’oggetto da osservare. Questa azione viene definita “accomodazione”. Con l’età diminuisce la sua elasticità e la sua efficacia di accomodazione nella visione da vicino; un’evoluzione naturale che prende il nome di presbiopia.

L’umor vitreo, paragonabile alla camera oscura, rappresenta il  90% del volume dell’occhio. E’ gelatinoso, capace di ammortizzare gli urti e mantenere la retina (la membrana nervosa sulla quale si formano le immagini) nella sua posizione. Con gli anni si riduce la sua densità dando origine, talvolta, al fenomeno delle “mosche volanti” (la percezione di macchioline nere in movimento).

L’umor acqueo è un liquido che mantiene la pressione e la forma del globo oculare. E’ composto essenzialmente d’acqua, ma anche di vitamina C, di glucosio, di acido lattico e di proteine.

Il nervo ottico trasmette l’informazione visiva al cervello.

L’occhio e la protezione dai raggi UV

L’organo visivo possiede una serie di meccanismi di difesa naturale che attiva per proteggersi dalla luce. Questi meccanismi comprendono: la chiusura riflessa delle palpebre, il corrugamento degli occhi, la contrazione delle pupille, il filtraggio e la selettività della luce attraverso liquido lacrimale, cornea, umor acqueo e cristallino. Tuttavia queste difese naturali possono non essere sufficienti, sopratutto in determinate condizioni luminose, come ad esempio, situazioni di luce riflessa su superfici come la sabbia bianca o la neve. L’occhio, inoltre, è un organo molto ricco di ossigeno e tutte le strutture che lo costituiscono sono suscettibili a stress ossidativo; colpite dalla luce e dagli UV, producono radicali liberi che nel tempo, per effetto di accumulo, possono provocare danni. Un’efficace protezione supplementare consiste nel porre davanti agli occhi una lente selettiva ai raggi UV.

Lenti a contatto: consigli utili

Per poter sfruttare al meglio ed usufruire il più a lungo possibile dei vantaggi che le lenti a contatto offrono è importante usarle bene, soprattutto per salvaguardare la salute dei propri occhi.
Vi diamo alcuni suggerimenti da tenere in considerazione:

Lavarsi accuratamente le mani prima di toccare ed indossare le lenti.
Pulire e disinfettare bene le lenti dopo averle utilizzate, lasciandole nell’apposito contenitore per almeno 4-6 ore.
Ogni volta che si ripongono le lenti nel portalenti, mettere del liquido nuovo.
I portalenti vanno puliti frequentemente e sostituiti periodicamente.
Non sciacquare le lenti con acqua corrente.
Evitare l’uso delle lenti durante il bagno al mare o in piscina.
Non utilizzare le lenti oltre un tempo giornaliero di 6 – 8 ore a meno di specifica indicazione del vostro contattologo.
Evitare di dormire con le lenti, salvo che esse siano del tipo adatto a tale utilizzo e sempre previo consiglio del professionista che vi segue.
In caso di esposizione al sole proteggere gli occhi con occhiali idonei e le cui lenti siano con protezione U.V.
Se le lenti non vengono utilizzate almeno una volta a settimana, cambiare la soluzione in cui vengono. conservate.
Sostituire le lenti alla scadenza onde evitare problemi di integrità per i vostri occhi.

Disturbi visivi al videoterminale e soluzioni

Negli ultimi anni è diventato sempre più frequente l’utilizzo del monitor, sia sul posto di lavoro che nelle proprie case.

Il Videoterminale (VDT) di per se non provoca disturbi, piuttosto è un uso non corretto dello stesso a determinare l’insorgenza di un malessere localizzato agli occhi, alla testa, al collo, ecc.

Studi scientifici qualificati hanno fugato ogni falso allarmismo su argomenti comunemente additati come possibili cause di disagio quali ‘radiazioni’ o campi elettromagnetici.

All’origine del malessere determinato dall’uso del VDT, la cosiddetta Office Eye Syndrome , possono essere difetti visivi non corretti, o non diagnosticati, oppure una irritazione oculare cronica a volte dovuto proprio all’uso del VDT. Altre volte ancora possono esservi altre cause come quelle determinate dalla postura stessa dell’operatore dinanzi allo schermo, il contrasto e la luminosità del monitor o la posizione dello schermo all’interno della stanza operativa.

I disturbi che ne possono conseguire si possono distinguere in tre gruppi:

1) Affaticamento visivo (astenopia)
2) Disturbi muscolo scheletrici da postura e movimenti ripetitivi
3) Affaticamento mentale (stress)

In questa trattazione parleremo dell ‘Affaticamento visivo’.
Dagli studi epidemiologici sui video terminalisti sono emersi, con una certa frequenza, questi disturbi visivi che vanno sotto il nome di ‘astenopia’: bruciore oculare, visione sfocata o doppia, cefalea, lacrimazione, prurito, frequente ammiccamento, arrossamento della congiuntiva,spasmo palpebrale.

Molta letteratura scientifica concorda nel ritenere questi fastidi transitori e reversibili con il riposo, anche se , quando lo stress visivo derivante diventa eccessivo, si perviene ad adattamenti organici che hanno come conseguenza un peggioramento delle condizioni visive che nel tempo si struttureranno e diverranno permanenti.

L’astenopia in questione è da riportare alla sollecitazione prolungata dei muscoli oculari deputati alla messa a fuoco (accomodazione) e al centraggio dell’immagine, sollecitazione che è tanto più impegnativa quanto più l’oggetto è posto vicino. Ovviamente questo significa che è anche possibile far rilasciare questi muscoli alternando all’impegno visivo prossimale l’osservazione di oggetti lontani a tutto vantaggio del sistema visivo.

Da quanto sopra si comprende perché la normativa in vigore per i video terminalisti richiede almeno 15 minuti di pausa ogni 2 ore di lavoro. La cosa può esser ulteriormente migliorata seguendo anche altre procedure. Va inoltre ricordato che lo sforzo dei muscoli oculari è per lo più svolto in maniera inconsapevole e solo a fine giornata se ne risentono le conseguenze quando non vengono adottate le misure preventive previste.

Pure importante è la distanza del video dagli occhi. Esso deve essere ad almeno 50-70 cm onde non creare stress ai muscoli dell’accomodazione e della convergenza, considerando anche che il punto prossimo di messa a fuoco si allontanerà gradualmente con l’età fino ad essere di circa 50 cm a 45-50 anni.

I fattori visivI che influenzano l’affaticamento visivo:

1) I vizi di refrazione non corretti o corretti non sufficientemente: (molto spesso non ci si rende conto di difetti visivi lievi che in questo tipo di lavoro diventano un elemento critico)

2) Lo strabismo o le turbe della convergenza (eteroforie) : (limita la cooperazione binoculare)

3) Le condizioni illuminotecniche: abbagliamento diretti e riflessi

4) L’inquinamento indoor: crea sintomi su base irritativa (sostanze volatili , fumo di sigarette, ecc, oltre a polverosità e secchezza ambientale)

5) Orario di lavoro: protrarsi eccessivo di sforzi accomodativi e di convergenza

6) Tipo di lavoro: l’impegno visivo ha la sua influenza sul carico accomodativo e mentale.

Cura degli occhiali

PULIZIA:

Per mantenere una pulizia semplice ma efficace dei vostri occhiali e delle lenti con trattamento antiriflesso, consigliamo lavarli con un detergente neutro e di sciacquarli sotto acqua corrente, asciugandoli poi delicatamente con un panno di cotone morbido. Sono anche adatti i panni in microfibra che forniamo gratuitamente assieme a tutti i nostri occhiali, sia da vista che da sole.

Volendo, si può anche utilizzare uno spray specifico per la detersione delle lenti; spruzzarne una piccola quantità su entrambe le superfici, strofinare gentilmente fino a quando non ci sono più macchie e poi asciugare con il panno in dotazione.

CURA:

Riponi i tuoi occhiali in una custodia quando non li usi: la forniamo gratuitamente assieme a tutti i nostri occhiali sia da vista che da sole.

Quando togli gli occhiali, mettili nella custodia per evitare che si graffino.

Gli occhiali non devono essere lasciati esposti alle alte temperature (ad esempio sul cruscotto di un’automobile al sole), perchè si rischia di deformare la montatura e di altererare il trattamento antiriflesso delle lenti. E’ anche importante evitare di appoggiare gli occhiali su superfici dure con le lenti rivolte verso il basso al fine di evitare segni e graffi su di esse.

Infine, cosa molto importante per il buon funzionamento dei tuoi occhiali, ti invitiamo a passare regolarmente presso i nostri Centri per regolare la posizione degli stessi sul viso, ricordandoti che tale assistenza è del tutto gratuita.

Il primo ritratto di una persona con occhiali

Tommaso_da_modena_ritratti_di_somenicani_Ugo_di_Provenza_1352_150cm_treviso_ex_convento_di_san_niccolò_sala_del_capitoloNon si sa quando e non si sa dove siano stati inventati gli occhiali, ma è molto probabile che siano comparsi nel XIII secolo e molti sostengono che siano stati inventati a Venezia, allora all’apice della sua potenza. La tecnologia della lavorazione del vetro era già così sviluppata che nel 1291 la Repubblica decretò il trasferimento nell’isola di Murano di tutte le fornaci funzionanti nel centro storico, per motivi di sicurezza legati soprattutto al rischio di incendio. Degli occhiali, dicevo, non si conosce l’origine, ma è invece conosciuta la prima rappresentazione pittorica al mondo di una persona che porta gli occhiali. Si tratta di questo ritratto di un cardinale domenicano (cioè dell’ordine dei frati predicatori)
Il cardinale è il francese Hugues de Saint-Cher, nato nel 1200, nominato
cardinale nel 1244 e morto nel 1263 alla corte papale di Orvieto. È conosciuto con vari nomi (Ugo di San Caro, Ugo di Provenza, Hugonis de Sancto Caro) e in questa voce di Wikipedia francese ci sono alcune notizie sulla sua vita. È stato il primo domenicano ad essere nominato cardinale, ed è vissuto proprio nel secolo in cui sono comparsi per la prima volta gli occhiali. L’artista che ha dipinto il ritratto nel 1352 è l’italiano Tommaso da Modena, nato nel 1326 e morto nel 1379. Maggiori particolari in questa voce di Wikipedia italiana.

Non è noto se Tommaso da Modena dipinse gli occhiali perché era certo che Hugues de Saint-Cher, un secolo prima, li portava, oppure semplicemente perché lo immaginava. Fatto sta che in questo ritratto gli occhiali vengono per la prima volta raffigurati e riprodotti nei minimi particolari, compreso il perno che li tiene sul naso e che permette di richiuderli.

Il ritratto si trova ancora lì dove è stato dipinto più di 650 anni fa, e cioè nella Sala del Capitolo del convento domenicano di San Nicolò a Treviso (che allora era una città della Serenissima, la Repubblica di Venezia). Fa parte di un grande affresco che contiene 40 ritratti di personaggi illustri dell’ordine dei domenicani, ognuno raffigurato mentre è intento a leggere o a scrivere o è impegnato in qualche attività tipica dello studioso.

Un altro ritratto dell’affresco raffigura un altro cardinale domenicano francese, Nicolas de Fréauville (1250-1323) mentre accosta un libro vicino agli occhi per leggerlo meglio con una lente di ingrandimento. Anche in questo caso si tratta della prima rappresentazione pittorica al mondo di una lente di ingrandimento.
Per inciso, che questi due domenicani siano cardinali è confermato dal cappello che portano, che è appunto il cappello cardinalizio in feltro rosso con ala rigida e guarnito con un cordone che nel ritratto del cardinale con gli occhiali pende sul petto, mentre nel ritratto del cardinale con la lente è posto dietro il collo.

Oggi il convento di San Nicolò ospita il Seminario Vescovile di Treviso, e la Sala del Capitolo è visitabile gratuitamente. Qui una fotogalleria del quotidiano La Tribuna di Treviso.